Massoneria forse, camurrìa mai

Conosco massoni onesti. Gente perbene davvero, inoffensiva. E poi so di quelli che fanno di talune logge una camurrìa.

Forse un giorno, invecchiando oltre il presente, l’accetterò l’invito di quale fratello e il grembiulino lo indosserò pure io, perché nella vita non ti devi far mancare nulla. O quasi. Proverò l’ebbrezza di certe riunioni che si ammantano di sapori tra il medievale e il risorgimentale. E dando la mano a qualche insospettabile confratello, sentirò le sue dita sfriculiarmi nel palmo della mano.

Anni fa, il mio amico Maurizio mi ha vantato l’importanza dell’essere massone. E ha sciorinato le differenze storiche e rituali tra i vari riti: scozzese, inglese, indomazzocinese. Si è offerto finanche di offrirmi lui la quota d’ingresso, bontà sua: avrei solo dovuto farmi due foto tessere in camicia bianca. Chi sa, magari un giorno la trovo, ‘sta camice linda e pinta e me le scatto ‘ste foto. Al limite le uso sulla lapide.

Del resto, l’ho già detto: conosco massoni che non farebbero male a una mosca. Ma… ecco: il guaio è questa obiezione che mi urla in faccia il mio Sud sempre incline agli inquinamenti. Il problema è che, appena parli della cosiddetta massoneria deviata, anche qui nella Sibaritide, pure a Corsano, d’improvviso si risveglia dall’antico torpore qualche bella principessa addormentata che, armata dal bacio di chi sa quale principe azzurro, lancia strali da decriptare.

Non giriamoci troppo attorno. Il nostro territorio è ostaggio di troppe manovre masso-mafiose che lo uccidono giorno dopo giorno. Non è solo una questione di piccoli furbi o malandrini di giornata, magari. No: è altro e di peggio. Il cancro vero è rappresentato da certi comitati d’affari, certi colletti bianchi, certi uffici, certa giungla affaristica che sa come e dove bussare dalle parti della Ndrangheta. Per blandirla, servirsene.

Non è un film, non facciamo finta di cadere dalle nuvole. E se proprio abbiamo dormito sinora, come la famosa principessa di prima, facciamoci almeno svegliare dalle parole (forti) di un Gratteri o dalle sempre più numerose rivelazioni dei pentiti di mafia calabresi. Se poi vogliamo essere onesti fino in fondo, facciamoci un giro tra uffici e contrade e guardiamolo negli occhi il frutto di certa camurrìa che ha un volto e nome preciso: degrado.

Cara principessa, a furia di dormire il sonno sta passando. E chi sa, forse arriva un benedetto periodo di insonnia. Sai che casino, allora, dover dare conto a migliaia di occhi aperti.

Ma questa è un’altra storia e non sono sicuro che ne sarò testimone.

Corigliano Rossano, 2 febbraio 2019

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