Qual è il mondo interiore che si cela dietro uno specchio?
A volte pensiamo erroneamente che esso sia un semplice oggetto d’arredo.
I nostri occhi sono abituati a coglierne l’immagine riflessa senza riuscire a guardare oltre, senza vedere il punto di connessione con noi stessi: la nostra reale identità, ciò che siamo e che desideriamo essere.
Ci conviviamo sin da bambini. Osservandoci abbiamo sognato il futuro, ci siamo chiesti come saremmo diventati da adulti e ancora adesso, dopo aver quasi passato la spensieratezza della gioventù, torniamo lì, di fronte quella superficie levigata, astiosa, illusoria o ingannevole e la fissiamo, ricerchiamo i nostri difetti fisici, la nostra soggettività e ci valutiamo non rispetto all’essenza che ci contraddistingue, ma rispetto al mondo che ci circonda, all’effigie che la società pretende e che potrebbe conformarsi più facilmente alle relazioni interpersonali.
A volte pensiamo che ciò che appariamo al di fuori corrisponda a ciò che siamo dentro, che i consensi esterni ci determinino come persone e che solo attraverso essi possiamo sentirci apprezzati o rispettati. Altre volte pensiamo che la diversità ci allontani troppo dalla moltitudine e che sia meglio lasciarsi contaminare, rivalutarsi e ricrearsi per adattarsi a ciò che gli altri vorrebbero anziché accettare la propria individualità, con pregi e difetti annessi.
Ma quanto contano i giudizi e le opinioni altrui? Quanto conta apparire? Conta forse più dell’essere?
Per me lo specchio era un atroce nemico, il mio riflesso una percezione distorta, l’immagine proiettata qualcosa che non riuscivo ad associare a me stessa.
Era come se non conoscessi il mio corpo, come se non mi riconoscessi in esso e il senso di estraneità mi si fosse appiccicato addosso come fango sporco. Tuttavia, temevo che la distorsione cognitiva con la quale condannavo me stessa e il mio aspetto non sarebbe mai svanita, temevo che non sarei guarita e che nello specchio ci sarei annegata, mi ci sarei frantumata contro e di me non sarebbe rimasto nient’altro che un cumulo di vetri rotti…
Scrittura fine, attenta , profonda. Un plauso a lei, e al suo prof. Se esce dallo specchio, il suo futuro è la scrittura