Politicamente (s)corretto

Ora hanno imparato anche i Social. C’era una volta la cara censura cartacea: si replica sul web.

E noi che credevamo che la libertà abitasse su internet. In effetti vi è nata subito una schiera di tuttologi virtuali da fare invidia alla Bocconi: la casalinga esperta di virologia, il disoccupato ferratissimo sulla finanza mondiale, il camionista che sa tutto sulla formazione migliore da schierare nei prossimi Europei di calcio. Per non dire delle bande digitali specializzate nell’offesa di massa a questo o quell’altro malcapitato colpevole soltanto di pensare diversamente da loro.

Viva la Libertà, canterebbe anche stavolta il buon Lorenzo Cherubini. Ma sotto il fuoco della passione per la Comunicazione free, ecco la cenere… anzi la magagna. La Rete si riempie di tette, culi e risse (che fanno, anche qui, tanto audience), ma si scandalizza per immagini forti e contenuti che violano la politica della piattaforma. E che saranno mai questi contenuti da bloccare all’istante?

Nulla di così osceno. Niente sangue o squartamenti vari. Nelle ultime settimane sui maggiori Social è sempre più caccia alle streghe contro alcuni specifici argomenti di attualità. Se per esempio ti inventi un post un po’ troppo ironico sul Governo, ecco la censura. Se metti assieme due foto di bambini palestinesi sotto le bombe, idem. Se commenti le manganellate a studenti ed operai, ecco l’immancabile stop. Un caso? No, mi spiegano: è una questione di logaritmi, meccanismi credo numerici che governano le pubblicazioni…

Non amo i numeri. Canticchiando con Antonello, la matematica non sarà mai il mio mestiere. E poi sono sempre cattivello, quando si tratta di certe questioni. ‘Sta cosa dei numeri non mi convince: possibile che questi conti valgano sempre e solo per certi temi e non per altri? Che logica ispira ‘sti logaritmi che bloccano immagini e commenti contro le guerre e sponsorizzano invece nudità e qualunquismi beceri pure sulla sessualità altrui?

La verità è che sul web sta mutando, giorno dopo giorno, il senso stesso del cosiddetto polticamente corretto. La Rete invita a non pensare, a non annoiare: ben venga allora una bella polemica continua sulle canzoni di Sanremo. Al bando le macerie di Gaza, la vecchietta che litiga con i carabinieri nel bel mezzo di un sit in, la maestra in catene in Ungheria e, di recente a chi scrive, la clip video sull’autonomia differenziata sulla piattaforma dei cinesi.

Meno male che questo piccolo blog sia a pagamento e che Aruba non metta bocca e mano sui suoi titoli e contenuto. Ma per quando ancora? Perché, fidatevi, verrà il giorno in cui questo o quell’altro Governo se l’inventerà qualche altra forma di censura pure a carico di siti senza importanza come il nostro. Le regole del consenso sono così rassicuranti: mai nessuna stonatura, mai nessuno che faccia la pipì fuori dal vaso. Ottimismo e fiducia: il futuro ci sorride.

Per cui, uniformiamoci e muti. Ché una live ci salverà. Nel frattempo ci succede (già) qualcosa se chiudiamo alla maniera dei nostri nonni, con Piove, Governo ladro?

Vi faremo sapere…

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