In picchiata verso il sale. Per l’ennesima mattina l’asfalto stride sotto gli ammortizzatori della mia auto.
Vado. La radio gracchia le sue notizie: non c’è bisogno di sentire la data. Sono quelle di ieri, dell’altro ieri, di domani. Il caldo, la guerra, i soldi che non ci sono per fare un po’di nafta. Il sale intanto esplode e si trasforma in sole.
Lavorare stanca. Vivere stanca: amare ha lo stesso effetto. Così litigare, così andare a caccia di una qualsiasi forma di pausa. Ci sto pensando quando supero l’ennesima curva. Appuntamenti, orari da rispettare, bon ton e ipocrisie appresso.
Mi sorprendo a scrivere. E anche questo stanca. I polpastrelli sono ballerini che seguono la loro melodia. Danzano e lasciano tracce delle loro scarpette sulla tastiera. Ci vorrebbe un titolo – ma non c’è. Ci vorrebbe una trama – ma manca.
Cancellare, allora. Fare tabula rasa di questo file e di questo periodo. Di questo giorno e di questi pensieri. Del momento che stiamo sprecando ad accecarci su ‘sti maledetti pc. Chi vuoi che saprà mai della cicatrice che ci resterà dentro?
Invece, neppure questo. E le uniche cicatrici restano quelle nelle pieghe delle dita…
(Paola, 28 Giugno 2022)
Il sale è ciò che dona sapore ai cibi, ciò che distingue una “zucca” vuota da una piena…. Perciò dirigersi verso il “sale” non è poi così male, soprattutto quando quel sale si trasforma in “sole”.
Lavorare stanca è vero, vivere stanca è vero, ma si può alleviare la stanchezza se si coglie il “sole” e si aggiunge il “sale”…. agli orari, al bon ton, alle ipocrisie e a tanto altro….. E allora sarebbe davvero un peccato fare “tabula rasa” di qualunque tempo che, seppure apparentemente inutile, non lo è mai e lascia la sua cicatrice fuori e dentro ciascuno di noi.
Il titolo è arduo, ma in fondo ciascuno potrebbe attribuire il suo….
Il mio titolo per questo tempo sarebbe di gratitudine!