Ogni giorno qualcuno si ferisce mentre lavora. C’è a chi va pure peggio. Intanto le bollette volano. E la gente balbetta.
L’Italia che si rialza dalla croce del Covid ne ha di pensieri. Un’intera generazione di ragazzini si chiude ancora di più nel suo mondo di cuffiette, silenzi e streaming. La pandemia ha colpito alla cieca. Alcune serrande di bar e negozi non le riaprirà più nessuno. Non basteranno i soldi dell’Europa.
Il Parlamento è un deserto di idee e soluzioni. I Partiti sono morti. Il qualunquismo è il vero Fascismo dell’Italietta tutta social e distintivo. Negli ospedali tutti dedicati alla cura del maledetto virus cinese, le altre malattie sono state dimenticate: c’era una volta il cancro. C’erano le campagna di sensibilizzazione per prevenire ogni tipo di malanno. Ora, tutto riparte da zero.
Roba da indignarsi. E anche tanto. Questioni che meritano davvero di scendere in piazza e dire Basta. E in effetti in piazza si va e il basta riguarda i giornalisti, è un pugno nello stomaco delle forze dell’ordine, è un fumogeno che fa cenere dei divieti di assembramento di questo o quell’altro sindaco d’Italia. Libertà-Libertà, il nuovo gregge di rivoluzionari che pascolano tra internet e i sabato pomeriggi nei corsi principali della Penisola ha mandato a memoria il suo mantra. E guai a obiettare che la scienza… la terra è piatta, ti infilano un chip, ci sta una cospirazione mondiale..
Cambieremo il mondo. E chi non va in piazza è un cretino che appartiene alla massa e accetta tutto in silenzio. Non ci sono però problemi più seri per cui lottare? Forse, ma non vanno di moda come quelle che cavalcano l’onda del web. E allora che vuoi che sia un pieno di carburante che ti costa il doppio di un mese fa… o la corrente elettrica che ti ci vuole un occhio della testa… o i servizi pubblici a ramengo – Libertà-libertà: chiedo per un amico, ma ci fate o ci siete?
Per cui si, cambieremo il mondo. Ma non stavolta.
Ci sono. Punto.
Carissimo come sempre hai saputo descrivere l’attuale periodo di vuoto nel nostro paese , mi riferisco soprattutto alla mancanza di quei contenitori sociali a cui si credeva ,cosa è rimasto?
“Era meglio quando si stava peggio” e non faccio rifermento al ventennio!
Era meglio quando I protagonisti delle storie si chiamavano “Blob” o “Jos”, quando si discuteva di garofani con l’amico con la sciarpa rossa, o quando l’amico con gli occhiali scuri ci spiegava il buio…
Erano i tempi in cui il maggiolone non lo aveva Dylan Dog.
Se potesse parlare quel maggiolone…
Non si è cambiato il mondo allora, lo si è lasciato peggiorare.
Non lo si cambierà adesso!
Adesso che un pugno alzato mi fa nostalgia e non più rabbia, manca la fiducia nel futuro che non vedrò.