Donne, Arabia & ipocrisia

Un’onda di sacconi viventi che piega verso destra. Al contrario, mentre legge un libro, una ragazza bellissima. A volte le foto parlano.

Spesso lo fanno più di tante polemiche improvvise: che esplodono, fanno fruscio e tanto, poi muoiono e nessuno se ne ricorda più un granché. In queste ore, per esempio, si fa un gran parlare della finale di Supercoppa italiana di calcio, tra Juve e Milan. Il motivo? La si gioca in Arabia e le donne locali possono assistervi ma in posti precisi e non è chiaro se da sola o debitamente accompagnate/assistite.

Vergogna. Il coro in tal senso è unanime: ma come, la Lega Calcio ha venduto la partita senza riflettere su uno simile scempio? E via con il tango sui guasti politico-culturali che sempre produce il Dio-Denaro. Tutto giusto, tutto condivisibile: ma fra poco tutti dimenticheremo la questione e delle donne arabe non fregherà niente a nessuno.

In Arabia la situazione femminile è da censura da sempre. In questo Paese i diritti civili in generale sono spesso un optional. Eppure nessuno si scandalizza più di tanto quando l’Italia fa affari d’oro con i padroni del vapore di quella Nazione. Né rifiutiamo il pieno di carburante nelle nostre auto, se riflettiamo sulla sua provenienza saudita ecc ecc.

La verità è che certe questioni spesso sono sopite nell’interesse generale, per poi diventare di opinione pubblica se finiscono (momentaneamente) sulle prime pagine dei giornali del momento. Si litiga un po’, allora, si fanno quattro sit in in piazza o in Tv, e poi ciao ciao Arabia. E che ci frega più delle disgraziate donne arabe che vivono una condizione di semi schiavitù rispetto ai masculi locali.

Tutto finisce nel dimenticatoio. E il gregge saudita di sacconi viventi continua a tenere basso il capo. Non tutte, però: armata di un libro e bella nel sole dei propri sogni, una ragazza alza il viso al cielo.

Villapiana, 6 gennaio 2019

  • p. s.: non posso taggare chi mi ha suggerito questa immagine, peccato (ma le sono molto grato anche per questo)

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