Non sappiamo mai
dove andiamo.
L’angoscia dell’andare
è sempre un buon
biglietto per un
treno che aspettiamo
pigri. Stiamo,
dunque, a scrutare
gli orari su un muro
di muffa e solitudine:
e facciamo i soliti
conti capaci solo
di non farci sentire
il peso di Noi.
Comunque così va,
sussurra il cattivo
maestro che ci
saluta dall’altra
parte dei binari: e
sorride, e accarezza
il Vento con le
mani. Poi, davvero,
un treno arriva:
ed è fuga tra
campagne di cui
non sai neppure
il nome.
(1 gennaio 2016)