Vai dietro la lavagna
Oppure a lato. O davanti. O lontano?
Ovunque tu voglia e sappia guardare. In una prospettiva vecchia o una che appena abbozzi il “nuovo”, il sedicente “rivoluzionario”. Ci sta uno spazio. Ci sta un mare perfino.
Quello spazio è un’aula. E quel mare tanti occhi appena strofinati sulla polvere di qualche banco sempre più malandato. E il resto? La chiamano “Scuola”… “buona” o pessima che sia, a Roma che vuoi che ne sappiano. La campanella urla tutte le sue bestemmie e noi torniamo a farci guerra: adulti contro ragazzi, menti contro cuori, senzienti contro sordi. E il Tempo se ne va via così, senza una logica apparente.
Questo è il Diario di questa particolare navigazione. Per onde di Periferia. Con linguaggi spesso che sanno di assurdo o di astruso. Potere venire a leggere, potete sorridere e criticare. Potete anche pensare che tutto sia inutile e che senza voler perdere un manco istante soltanto qui si può vivere lo stesso. E forse meglio.
Noi qui stiamo, da adesso. E chi vuole venire venga, senza bussare. Non si chiude la porta, in questa Scuola nostra…
(7 ottobre 2015 – digit@lmente)