Una foto di troppo

Quando una passione stona. E anche troppo. Tutta colpa dei telefonini. E della mania di spararsi foto in compagnia. Tutta colpa d’un selfie.

Ci sta questa foto. Una sera d’inizio estate. Un signore brizzolato che si avvicina a un carabiniere e ci scappa lo scatto. Sono amici? Sono i classici congiunti tanto cari alle regole di Conte per il post-pandemia? Non è dato di saperlo. Alle loro spalle ci sta chi è più fesso e indossa la mascherina. Loro no.

Nessuna mascherina. Nessun distanziamento sociale. Se ne stanno sereni e beati che sorridono guardando il telefonino del brizzolato a destra. E via col selfie. Che resti un bel ricordo di una serata, crediamo, altrettanto serena. Il cittadino a destra non se ne fa scrupoli, non ci pensa alle regole by Covid. Vabbuò: ancora ancora quello lì a destra… ma come la mettiamo con il carabiniere?

Lui dovrebbe eccome starci attento a certe leggerezze. Perché se poi ti viene a fare una ramanzina – o una multa – se sbagli tu… beh allora c’è tanto da discutere e pure un tantinello incacchiarsi. Come: a me magari spieghi le regole delle mascherine e delle distanze e tu con l’amico tuo te ne freghi? Non va bene.

Che ci stia più attento, quel carabiniere, a ciò che combina nelle sere d’estate. Magari spieghi che certe cose non si fanno pure al suo amico-congiunto. Così, tanto per non fare sempre figli e figliastri. Perché se le regole ci sono valgono per tutti: anche per quel carabiniere tanto sorridente e il suo amico brizzolato.

O no?

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