La matematica a volte fa paura. Ci sono numeri così terribili che uno poi li dimentica in fretta. Come per esorcizzarli.
Eppure restano. Nei libri di Storia e nell’Anima stessa del Mondo. Non solo: rimangono e… servono. Eccone alcuni: cinquecento milioni di casi, cinquanta milioni di morti. Una guerra? La bomba atomica? La fame? No: una influenza. Un virus.
Tranquilli. Nessuna drammatica previsione sul Coronavirus attuale. Ma solo un salto indietro nel tempo. Ottobre 1918, la Grande Guerra ormai alle spalle. Il Mondo sogna di respirare un poco di serenità dopo i tanti lutti prodotti dalla Prima Guerra Mondiale.
E invece no. In quell’autunno funesto una bomba peggiore esplode nelle città dell’epoca. Negli archivi medici d’ogni dove la si ricorda come virus dell’influenza H1N1. Nei racconti dei nostri nonni è rimasta impressa a fuoco come la spagnola.
Per più di due anni, fino al dicembre 1920, questo virus colpisce anche le contrade più remote del pianeta. Diventa la pandemia per eccellenza del secolo scorso. Al contrario di altre influenze, che fanno vittime tra i più anziani di solito, questa è più subdola.
Infatti, nei due anni in cui perversa, uccide prevalentemente giovani adulti precedentemente sani. Una carneficina. Nonostante il nome che la vuole made in Spagna, secondo lo storico Alfred W. Crosby ha invece un’origine americana, con i primi focolai nella contea di Haskell. Ma non è così. Studi recenti fanno risalire le origini di questo particolare killer in un ospedale militare in Francia,
Esistono anche altre teorie a riguardo. Ma poco ci importa, ormai. Fatto sta che la spagnola ammazza milioni di persone ovunque. Compresa la nostra Italia. Qui, il primo caso si registra nel settembre del 1918, prima che venga ufficialmente dichiarata la pandemia, nel centro di Sossano in provincia di Vicenza.
All’inizio, nel Vicentino appunto, si parlerà di tifo. Invece si tratterà di questa maledetta influenza e alla fine saranno seicento mila i morti che piangerà lo Stivale. Un tributo pesantissimo per l’epoca. La scarsa igiene del tempo, la malnutrizione generale e la medicina non sempre all’altezza contribuiranno a questo massacro.
Con i mesi il virus comincia a essere meno mortale. Ancora per alcuni mesi, e fino al 1920, si registrano alcune vittime ma per lo più il peggio già passa tra la fine del 1918 e l’inizio del 1919. Cosa contribuisce alla vittoria umana contro questa minaccia?
Gli analisti storici non hanno dubbi in tal senso. I medici del tempo si rimboccano le maniche e migliorano la prevenzione e la cura della polmonite. Così il virus, settimana dopo settimana, diventa un ricordo per quanto terribile. E la gente torna alla normalità.
Abbiamo già vinto. Certo, non senza sofferenza. Senza lacrime. Ma ce l’abbiamo già fatta. Agli inizi del secolo scorso e tante altre volte prima nel corso dei secoli. Peste, tifo, colera. La Bibbia stessa parla spesso di piaghe del genere. Ma siamo ancora qui. Siamo qui.
Basta ricordare. Basta volerlo.