Caro Crepet, la felicità è altro

Caro Professore: grazie al Cielo la Vita non è soltanto un’oretta d’analisi su un lettino. Non è un bollettino postale preciso e che scade se non lo paghi.

Né viaggiare finché uno si stanca. Né sorridere e mettere da parte “i musoni, che quelli ti rovinano l’esistenza”. Ennò, caro Professore: sa, ci sta anche altro.

A un certo punto sto per chiedere la parola e dirglielo, a Crepet, che mica si può vivere soltanto con i suoi paradigmi che non sbavano mai, sono perfetti-perfettini, che incarnano sentenze che affascinano le 50enni ma poi restano lì, nella polvere calpestata dagli ennesimi spettatori del convegno dell’esimio ospite nordico. Il “San Marco” di Rossano è una esplosione di retorica e siamo quasi alla canna del gas tra le domande dei ragazzi imbeccati dagli insegnanti e la nenia acccademica dell’ospite d’onore.

Premessa. Paolo Crepet lo leggo sempre con interesse. Lo ascolto pure in Tv se ci va, e ci va sempre. Mi piace assistere ai suoi incontri qui da noi. Mi piacciono alcuni dei suoi concetti, altri non li condivido un granché. Ho avuto il piacere di cenarci da Patrizia a Cantinella ed è stata una splendida serata. Però va detto: ogni volta che torna qui al cospetto di genitori e studenti ci propina sempre la stessa minestra. Con il suo libro sulla “Felicità” che rimane al centro del dibattito. E poi la “Felicità” qui, e “mio padre e mia madre” di là, e “viaggiate che oggi si sta bene” come ritornello tra una pausa e l’altra. Crepet pare Dante e il suo ultimo libro è più consacrato e pubblicizzato della “Divina Commedia”. Dai, un po’ di ritegno, diamine. Cambiare disco proprio mai?

Non è questo, però, che comincia a stonare negli incontri con lo stesso Crepet. Il nostro è uno psichiatra e ha una chiave di lettura del mondo e di chi vi abita alquanto medico, se non spesso ragionieristico. Ci sta, ogni voce va ascoltata. Ma la “Felicità” non è soltanto la risultante di un’anamnesi tra il sociologico e lo psichiatrico. Per esempio: come ce la racconterebbe un Poeta?

E sì, perché ci sono Verità che di assoluto non hanno nulla nel mondo. Per questo ci sarebbe poco da sorprendersi se, tra una parola e un’altra, qualcuno che vive di Letteratura alzasse la mano e annunciasse che si può pure piangere, e stare male, e dispiacersi… per la “Felicità”. Aggiungerebbe che a volte non è così male frequentare qualche “musone”, che non è obbligatorio partire sempre e comunque, che la Vita è fatta di piccole cose. Una veloce lettura di qualche Antologia scolastica farebbe il resto: centinaia di splendide e struggenti pagine di amori delusi e sofferenze d’animo renderebbero del tutto manifesta la grandezza dell’Uomo.

In una terra come la nostra, che è stata “Magna” e non solo per la Grecia, non farebbe male a nessuno se certi convegni volassero forse anche più basso… ma andassero al cuore. Non per fare retorica e giammai buonismo, concetti che io detesto con tutte le mie budella: ma per insegnare ai grandi l’importanza delle piccole cose e, ai più giovani, come si ama. Pensate che sia facile amare? O che sia troppo semplicistico immaginare degli incontri scuola-famiglia su temi del genere? Forse.

Ma non ditelo a Crepet. Sarebbe capace di prendervi spunto, scriverci un libro e poi massacrarci per chi sa quanti anni con la sua nuova promozione editoriale da sputare in faccia a genitori, alunni e docenti. Tanto paghiamo noi, tutti quanti. E non soltanto in euro…

(14 marzo 2014 – facebook)

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