Aprile: il Cielo che non ho

Ok, Aprile. E Primavera che esplode, e cioccolata pasquale, e amori nuovi. Aprile: rondini che tornano a regnare sui tetti, temporali improvvisi, Vespe che mordono l’asfalto delle colline.

La mia amica festeggia la nonna novantenne, le mie alunne mordono i primi sospiri del Cuore. E io ho paura del calendario.

Tutto resta. Adesso che sfioro i miei ‘anta me ne rendo conto. Prima sembrava una verità lontana, una pura teoria. Ora no, è tutto così reale. Come la malinconia quando il cielo è azzurro e la gente va a passeggio. Come la voglia di bere pioggia quando la maggior parte degli amici se ne sta rintanata in casa. Tutto resta.

Il dolore un po’ di più. La felicità passa. Un istante: sorridi d’improvviso e ti sembra che sia per sempre. Hai una strana forza nelle braccia, le scuoti e t’illudi che siano ali. Ma non ti muovi di terra e riapri in fretta gli occhi: e la tua felicità è andata via. Tornerà, lo sai che devi crederci, tornerà. La pazienza è l’arma, il tempo è la speranza.

Il dolore no, quello non ha bisogno di orologi. Come certi ricordi che mandi via ma tornano quando meno te lo aspetti. Il mare ti racconta di serenità inattese e tu stai a fare l’amore con il sole, stai bene, vuoi credere che non possa più finire. E invece… toc toc: ecco che la Memoria ti violenta ogni altra ansia. E tu sei solo.

Aprile, per me, è anche questo. Forse, solo questo. Un corteo scuro di ricordi indigesti volge il passo verso il mio Cuore. Cerco di avere la forza per correre altrove ma tutto è vano. Fingo di sorridere, indosso maschere pesanti e sbraito ironia a buon mercato. Ma poi mi arrendo, non si può scappare sempre e comunque.

Tutto inutile. Aprile si avvicina al mio orecchio e recita tutta la litania delle peggiori memorie. Mi ricorda di una fuga pugliese, mi ridisegna lacrime che non si asciugano, recita una preghiera che non avrà esito. Chi avrebbe meritato di più lo sa che voglia dire tutto questo, ha il sapore del sale in bocca, beve pianto infinito.


Non voglio ricordare le date, gli anni. Ho dimenticato finanche i volti, i luoghi. Ma era Aprile. Mia nonna non ci stava da anni al mio fianco, mi aveva spiegato che tutti siamo soli comunque. E io quella mattina ero solo. Una folle di folli attorno, puzzo di medicine, corridoi bianchi come i denti dei neri nei film americani. E io lì.

Dimenticare. Forse accadrà. Ma non questa volta. E al diavolo se in pochi capiranno che significa. Io resto “lì”, nel bel mezzo di macerie che nessuno sa spalare. Abbandonato. Stanco. Senza voglia di spiegare tutto. Perché essere sempre chiari, del resto? Ci sta forse un premio alla fine, per tanto sforzo: ci sta l’Oblio?


Aprile non dura un mese. Certi ricordi non durano una sola Vita. A chi coltiva i miei un abbraccio e un in bocca al lupo. A me una carezza, me la faccio da solo. Il resto passa, pure se non passa. E Dio ha altri pensieri più seri che non perdersi nel buio della mia Solitudine. Ciao Federica: Auguri anche a Te!

(31 marzo 2014 – facebook)

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