Gli occhi bruciano.
Diventano pugnali d’una
lucentezza inattesa e
scrutano, oltre il buio, le
scie di stelle orfane.
Guardano, cercano linee
che non esistono eppure
eccole, in fila indiana, là
dove il lampo si sente
imperatore.
C’è una macchia sulla
pelle dove la carne si dice
polso: una cicatrice ch’è
stata il Tempo, forse. O
altro che non sai più dire.
C’è il tuo Autunno che
striscia, ti raschia dentro
e cade oltre la corazza
del Cuore. Ci siamo Noi,
probabilmente.
Fa male guardare una
stanza vuota: il vetro della
finestra esplode ed è
una Notte di cui non sai
più la Voce.