Giovani, genitori e silenzio

C’era una volta la casa. E il rione. Le pietre al posto della porta per strada. La campana disegnata con il gesso.

C’era la parrocchia, pure. E le stacce che facevano saltare in aria le figurine del calciatori. C’erano gli anziani che ti sgridavano se facevi casino. E la Tv trasmetteva in bianco e nero, magari su due canali: e il telecomando eri tu.

Siamo stati tutti giovani. A volte le verità più ovvie le dimentichiamo. Forse ci conviene: guardare indietro, infatti, ci obbliga a fare i conti con il tempo che passa. E gli anni ci pesano. Viviamo in una società dove tutti amiamo fermarlo, il tempo. Ed è un male.

Per questo dimentichiamo che siamo stati giovani. E a quelli attuali non perdoniamo nulla. Li viziamo, non sappiamo mai opporgli un salutare No. Non sappiamo raccontargli le regole, non sappiamo spiegargli la vita. Fanno tutto ciò che vogliono. E poi li attacchiamo per questo.

La verità è che, una volta, c’era la famiglia. Mica parlo di questioni di genere: insomma, mi frega poco di quella tradizionale, uomo e donna, eccetera. Se un omosessuale sa farlo, il genitore, ben venga. Il problema è proprio questo: genitore non si è, si fa.

Attenzione. Non basterà un ceffone in più per salvare la barca che affonda. Ciò che manca è la parola. Il dialogo. Li vedete i giovani che tanto critichiamo cosa fanno, con chi parlano? Quel cellulari che prima gli regaliamo per poi lamentarcene, solo quelli hanno.

Prima i nonni, poi i telefonini. Ci sta sempre un baby sitter che supplisce gli adulti. Ci sta sempre qualcuno o qualcosa al nostro posto. E loro, i figli di questa nostra generazione di assenti cronici, scappano lontano, parlano altri linguaggi, rifiutano doveri e valori.

Basterebbe tornare a parlare. A parlargli. A volte ho la fortuna di farlo. Mi credete? Non c’è mare più azzurro dei loro occhi quando si fidano e ascoltano. Non c’è rumore più sereno delle loro risposte. Magari voi, che avete la fortuna di averli a casa, potreste tentare. Non è impossibile.

Torniamo a raccontargli i vicoli. E le stacce. E le campane. E spieghiamo che il bene esiste e anche il male. Loro ascolteranno di sicuro…

Un commento su “Giovani, genitori e silenzio”

  1. Non e’ facile portare avanti i figli
    Lo stato non aiuta e tutto e’ un casino difficile
    Ma uno onesto fa il possibile

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