Passa veloce, Notte.

C’è un tempo per chiudere partite. E questo, io credo, è quel tempo. Non ci sta un segnale particolare che te lo fa capire. Non esiste una regola o qualche scadenza. Non te lo dice la testa, non lo suggerisce il cuore.

Alzi il viso verso il cielo stellato e annusi la prima avvisaglia estiva. Cerchi di trattenere un pensiero di troppo e respiri col naso. Ti guardi dentro e sei stanco delle solite macerie.

Stanotte è un tempo così. Le stelle non sono tantissime in cielo, devi forzare lo sguardo e qualche riflesso di esse comunque lo scorgi. Non fa neppure tanto caldo, ma si sta bene tutto sommato col naso all’insù. Sono stanco di mostrare i muscoli, di rispondere sempre male al Mondo. Da un po’ cerco di fare pace con me stesso, di mettere freni alla mia ira senza senso. Cerco, almeno.

L’Anima ha freddo quando si presenta nuda ai nostri occhi. Ma, prima o poi, ci tocca pure questo. In silenzio ci faccio due chiacchiere, stanotte. Le chiedo cosa non mi perdona e non risponde. Ci sta il Passato che le sta alle spalle e le suggerisce qualcosa. Mi sforzo ma non riesco a capire cosa si dicano, non è neppure tanto importante. Da qualche parte Dio guarda la scena e sorride. Io ci credo.

Ora le corazze non mi salveranno più. Le maschere non proteggeranno i miei occhi. Io vivo nelle baracche dei sentimenti, non ho la tua casa comoda, non ho un tetto sulla testa. Il mio è un cuore precario, la mia è una strada in salita. Sia chiaro: ciò che non ho non l’ho voluto io e non me la prendo con niente e nessuno. Il mio essere uno zingaro non fa parte del mio destino, ho fatto tutto da solo.

Stanotte, però, vorrei fermare il gioco e chiedere il conto. Giriamo le carte e vediamo se vale la pena barare ancora. Capiamo quanto possa essere folle ucciderci tra una posta e l’altra. Fermiamoci, dai: sediamoci lì dove il canale sussurra nenie micenee al nostro Jonio salatissimo e guardiamo brillare di nuovo le lucciole. Mia nonna me ne raccontava favole su queste luci della notte. Io le credevo.

Ora, se potessi, vorrei raccontarle a te. Dovrei convincerti che non esiste solo la Tv, che i cartoni animati sono meno affascinanti di certe serate sui nostri pontili. Ma ci metterei poco a rubare l’attenzione del tuoi riccioli d’oro, ne sono certo. Poi parleremmo, tu di oche e torte alla banana, io di draghi ed eroi senza futuro. Forse ti addormenteresti così, senza le solite proteste. Sogneresti. Io con te.

La devo chiudere questa partita. Dentro o fuori, vincente o morto del tutto. E devo chiederti perdono. Lo faccio cercando di farmi amico il Passato, spero che un po’ di amnesie lo travolgano, che non mi stia troppo con il fiato sul collo. Ho poco tempo e tanta ansia, devo concentrarmi sulla mia Anima, devo accarezzarne il viso ruvido, goderne la pelle nuda. Per troppo tempo non le ho dato del Tu.

Per troppo tempo, appunto… Adesso quel tempo mi pesa tutto. E le forze non sono quelle di prima, la voglia di apparire il gigante che non fui mai sono andate a farsi benedire. Sono io, sono qui. Vorrei trovare le parole giuste per rivoluzionare del tutto questo mio Destino sempre indeciso. Ma nemmeno questo voglio davvero. Una nuova tristezza mi fa compagnia: forse sta per cambiare tutto.

Sarò farfalla, infine? Sorrido. Ma è la mia ultima maschera e mi raschia le gote. Al diavolo le farfalle, io ancora faccio il tifo per i bruchi che si illudono nei loro bozzoli mortali. Mi spiace che al loro funerale non partecipi mai nessuno: la Natura sorride soltanto ai colori. Per questo mi coloro, levo il grigio, ho fame di iride. Però quel bruco dalla vita agli sgoccioli… non posso fare a meno di dispiacermi per lui.

Tuttavia, la Vita è fatta di capitoli. Alcuni sono terribili. Per cui, il bruco paghi per tutti. Chiudo la finestra, lascio fuori ciò che resta delle stelle. Sono pietra che rotola, rimbalza e si spegne nel canale che sussurra allo Jonio. Sono terra che diventa fango ma poi torna grumo e polvere e Vento. Sono un peccato da redimere, una parola di troppo. Sono questa nota che non ha un senso preciso. Ma ci sono, te lo ripeto.

Passa veloce, Notte. Cala lieve, Luna. Il tempo per chiudere partite ha il sapore dolce d’una mandorla senza buccia da succhiare piano…

(26 maggio 2014 – facebook)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi