Un filmetto. Di quelli che non faranno la Storia del Cinema. Eppure: sotto sotto, qualcosa resta.
Dai, stasera ridiamo. Per una volta niente Sorrentino o Diamanti: ci sta una fila chilometrica alla Sala 1 che manco all’ultima vigilia di Natale nella chiesa della parrocchia. Proiettano la pellicola del comico siciliano Angelo Duro: ancora una volta si sfrutta il successo Social di un giovane cabarettista.
Poco male. Non siamo qui per celebrare un Oscar. Vedrai: saremo circondati da un oceano di adolescenti col telefonino a bomba. E invece no. Il pubblico è diviso a metà tra giovanissimi e adulti. Italioti allevati a Mediaset e Porta a Porta? No: spio in platea e sorprendo fini cultori del Cinema alto (pure loro qui? Azz…), intellettuali, il noto rappresentante del partito progressista…
Sai quante ne diranno durante lo spettacolo? Si spengono le luci e avviene il miracolo: ridono tutti, anche i profeti del politicamente corretto. Ma ‘sto comico non viene perfino accusato di rappresentare le nuove Destre nostrane? Fesserie: parole al vento che infiammano analisi troppo alte per null’altro che un filmetto. Che fa ridere e non fa pensare troppo per un paio d’ore.
Oddio, non fa pensare: e mica tanto, però. La pellicola di Angelo Duro ha un senso, non mangiatevela così in due bocconi: il comico palermitano gioca sui mille luoghi comuni propri della nuova epoca tutta imperniata, appunto, sul politically correct. Ha capito che siamo al parossismo: che stiamo attenti alle azioni, alle parole, ai modi non perché ci crediamo ma perché così fan tutti e, giocando fino alla più assurda delle esasperazioni, costruiamo una favola melensa e ipocrita, non una migliore realtà.
Lui, invece, che fa? Tratta male i diversamente abili, sfotte chi è in sovrappeso, pensa a come vendicarsi dei genitori rigidi un tempo – e oggi bisognosi delle sue cure – sopprimendoli. D’accordo: è una finzione, è una trama per ridere. Alla fine il buon Angelo colpisce duro perché deve fare l’incasso (che fa, in effetti, e alla grande). Si ride e si torna alla vita d’ogni giorno.
Guai a copiare il protagonista del film, eh. Guai!
(epperò un fanculo ogni tanto, mica ci farebbe così male…)