Ai làic feisbùc

Un pensiero scopiazzato in giro. In testa un congiuntivo mancato tanto per gradire. Oltre duecento mi piace subito.

Smanetto pure io sul cellulare e spio la home di Facebook. A essere onesto, da tempo preferisco Twitter: meno volgarità (ma giusto un poco meno), più materia grigia (ma appena un poco di più), qualche idea e meno lavanderia. Tuttavia il primo amore non si scorda mai… e allora eccomi sul mio profilo.

Ah vero: per chi ancora vive di chiacchierate al bar o lettere e francobolli (ne esistono ancora?) va spiegato che qui si sta parlando di Social. Ovvero, le nuove piazze dove si parla, si sparla, si grida e si sa sempre tutto di tutti. Uno spazio miracoloso dove anche la famosa casalinga di Voghera ti si trasforma in Premio Nobel e ti sciorina di massimi sistemi.

Io non frequento più molto Facebook. Prima no, ero un asso: foto, barzellette, citazioni… e avevo una marea di gente che mi seguiva, mi metteva like. Un vero e proprio partito del mouse e tutto gratis, mica Salvini che paga le Agenzie. Una sorta di Fedez dei poveri, sembravo. Ma meno bello e peggio vestito.

Ora non più. E lo noto dai mi piace, appunto, che sono pochi. Perché i Social sono una cosa seria e se non li coltivi non ti segue manco tua madre (che poi la mia manco sa che esiste Facebook, renditi conto come sono messo). Tanti altri no, li vedi che vanno come fulmini. Ci basta scrivere una cacchiata qualunque e via commenti che manco Ilona Staller ai tempi d’oro. Una festa, un selfie, il predicozzo sulla star della Tv che è deceduta e… non ti dico quanta gente che si trappa le vesti.

E questo anche se si pubblica una scemata sul Fascismo ch’era meglio di oggi che ci sta il green pass. Pure se il neo vip di casa nostra sbaglia l’ennesimo congiuntivo. Che ti frega? Il fan attende paziente la nuova pubblicazione e certo non mancherà l’applauso virtuale. Pure io mi ci appassiono e seguo. Rido e stento a credere che la fesseria l’abbia scritta l’esimio personaggio… intanto sto qui. E magari mi ci scappa pure il like, alla fine. Salvo poi dolermi che manco un penitente nella Settimana Santa.

Il guaio? Che i peggio in questo gioco siamo i più vecchiarelli. Da far sentire geni i ragazzini d’un tempo: sì, proprio quelli che si facevano le foto nei bagni e sorridevano avendo alle spalle qualche cesso sporco e noi a puntarli col dito indice e a urlargli appresso che erano dei cretini.

Noi. Ti rendi conto?…

2 commenti su “Ai làic feisbùc”

  1. Più che social sarebbe più corretto definirli Egonetwork: “piazze” dove il nostro ego (spesso smisurato) gongola, si appaga e alla “socialità” lascia brandelli di gossip e commenti fugaci.
    Eh sì, paradossalmente vi trascorriamo molto tempo ma non abbiamo tempo, pertanto, è più facile che ad attirare un like siano due tette e due polpette piuttosto che la recensione di un libro, un articolo di cronaca peggio se di politica.
    Sui social vale la regola del “cotto e mangiato” o se vogliamo del “tempo è like”: mi attira ciò che non mi fa perdere tempo. Certo non è sempre e solo così: come nelle piazze reali, ad alcuni piace sostare, chiacchierare, rendendo giustizia a chi ha pensato ai social come ad un luogo di incontro e di confronto di pensieri e anime diverse. Ed il bello della piazza è che c’è posto x tutti, dalla lavandaia all’esimio personaggio sgrammaticato, dalla pupa al secchione, e persino x gli intellettuali snob che guai a “sporcarsi” con i comuni mortali, meglio spostarsi altrove, anche se poi altrove non è così diverso!.
    Insomma nella piazza c’è un like x tutti, basta “accontentarsi”e non prendersi/la troppo sul serio….

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